Henrik Håkansson

29.06.2019 \\ 07.09.2019

In occasione della riapertura al pubblico degli spazi di Palazzo Caracciolo di Avellino, Fondazione Morra Greco è orgogliosa di presentare la prima di una serie di mostre dalla Collezione Morra Greco. La Collezione, che comprende oltre mille opere di circa duecento artisti contemporanei, sarà esposta a Napoli, per la prima volta, attraverso percorsi curatoriali o focus sui singoli artisti, di fianco al programma di residenze e produzioni inedite messo in campo da Fondazione Morra Greco.

La pratica artistica di Håkansson si è sviluppata, nel corso degli anni, mantenendo al proprio centro la natura e le condizioni di osservazione di essa.
La sua ricerca muove da un punto di vista personale, da un sincero desiderio di fare esperienza, allo stesso tempo fisica e contemplativa, della natura, concentrandosi su aspetti minuti e frammentari di essa: piccoli ecosistemi, comportamenti di alcune specie, esemplari solitari di animali.
L’artista, nell’adottare un approccio quasi-scientifico, utilizza strumenti tecnologici per documentare e riprodurre, o per ricreare, sistemi biologici all’interno dello spazio espositivo.
Nell’effettuare tale spostamento semantico, egli pone in discussione le nostre aspettative nei confronti dell’arte e dell’atto artistico. In alcuni casi, costruisce le proprie opere attraverso riferimenti alla cultura di massa e all’industria dell’intrattenimento, per interrogare il modo in cui la natura è percepita, riprodotta e distribuita da apparati culturali.

‘JULY.20 2004 (pieris napi)’ (2005) è il filmato di una farfalla, tra sottili fili d’erba e piccoli fiori violacei in un’atmosfera estiva. L’opera è basata sull’osservazione e sulla documentazione di un evento subitaneo e incontrollabile, attraverso lo strumento tecnologico. L’artista, con camera fissa, riprende il breve volo della farfalla da un peduncolo ad un altro. La dilatazione del volo, di circa venticinque secondi in un filmato di un minuto e mezzo, ne rivela la delicata eleganza, svelando dettagli, altrimenti invisibili, della sua cinematica. Al volo silenzioso e aggraziato della farfalla, fa da contraltare il pesante e obsoleto proiettore, con il suo scricchiolare analogico. La macchina, nello svolgere la sua funzione principale, sviluppa tutta la sua potenzialità scultorea e si fa dispositivo di esplorazione della relazione personale tra l’artista e l’oggetto della sua ricerca.

‘The Monsters of Rock, Tour’ (1996) è un’installazione in cui vivono alcuni grilli del focolare (Acheta domesticus). Su un palcoscenico, l’artista ha ricreato un habitat confortevole per questo animale. Tuttavia, il piccolo e isolato ecosistema, all’interno dello spazio espositivo, è collegato a un circuito di microfoni e amplificatori. Gli esemplari maschi intonano il proprio canto, che il sistema audio trasforma in una strana sinfonia. I grilli diventano perfomer, animali al fondo della catena alimentare, commercializzati come pasto per altre specie, sono le star dell’installazione di Håkansson, che utilizza impropriamente un impianto audio, tipico dei grandi concerti, per amplificare e dilatare il dettaglio del loro canto.

Henrik Håkansson non conduce un’analisi, non avanza ipotesi o conclusioni, piuttosto raccoglie e presenta dati, lasciando spazio affinché significati nuovi e più complessi emergano.
Attraverso un gesto che è prima di tutto di cura verso un sistema biologico, isolandone minuzie ed estendendone la nostra percezione tramite dispositivi tecnologici, Henrik Håkansson ci pone di fronte all’evidenza della nostra esperienza della natura che oggi è, più che mai, mediata. Allo stesso tempo, però, apre un varco alla possibilità di interconnetterci con essa. “Nel mondo naturale – di cui siamo parte ma a cui preferiamo riferirci come Natura – ci sono così tante realtà differenti, così tante domande, ed è forse molto umano voler cercare di capire cosa sta succedendo. Se non fossimo stati stupefatti, magari non ci sarebbe la scienza. Ma forse alla fine il mio interesse ritorna all’interazione umana, la nostra interazione con diversi modi di vita, diverse creature. Come comunichiamo, e come sviluppiamo le nostre convinzioni culturali in relazione ai nostri istinti sociali? E che cos’è l’interazione, l’interazione quotidiana, tra la nostra cultura e quello che chiamiamo il mondo naturale?”  1

 

1 Henrik Håkansson in dialogue with Will Bradley, Iaspis, Prospectus, Stockholm, Lund, 2007, p.19

 

 

Tutte le immagini Courtesy Fondazione Morra Greco, Napoli
© Maurizio Esposito